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ManaBar: cultura del gioco e cocktail di alta qualità in uno
ManaBar: cultura del gioco e cocktail di alta qualità in uno
14 ottobre 2021
Dal 2019, anno dell’apertura, i fondatori del ManaBar Tom Barylov e Fernando Studer hanno dovuto affrontare alcune sfide. Nell’intervista parlano di motivazione, attività indipendente e del grande progetto che hanno previsto per l’estate.
Drink raffinati e parole sincere

È giovedì sera. Ci siamo dati appuntamento con i fondatori del ManaBar per fare una chiacchierata. Tom Barylov e Fernando Studer ci riservano un caloroso benvenuto nel loro bar di Basilea e parlano con franchezza dei pro e dei contro dell’attività indipendente. Su richiesta, Tom, il barman con diploma universitario in game design, ci prepara cocktail analcolici. Li proviamo, cercando di indovinare tutto quello che contengono. In realtà piuttosto senza successo. A questo punto Tom ci svela gli ingredienti segreti che hanno dato ai drink quel qualcosa in più che li caratterizza. Ad esempio lo sciroppo di popcorn. Mentre ce lo dice, gli si illumina tutto il viso.

L’entusiasmo dei due fondatori non si limita però solo alla preparazione di drink. Gli occhi di Fernando, insegnante di biologia qualificato, si illuminano anche mentre parla del ManaBar e della loro visione per il futuro. Ma ora lasciamo che a raccontare siano direttamente loro.

«Non serviamo ai nostri ospiti bevande da quattro soldi, ma solo drink di alta qualità. Ed è questo, insieme alla nostra ampia offerta di culture del gioco, a rendere il ManaBar unico nel suo genere.»

Unico nel suo genere

Parlateci un po’ di voi. Che cos’è a rendere il ManaBar così speciale?

Fernando: Volevamo creare un luogo che riunisse le diverse culture del gioco della Svizzera: miriamo a essere una piattaforma di cui possa beneficiare tutto questo ambiente e che per qualcuno possa servire anche come pedana.

Tom: Vogliamo promuovere la cultura del gioco svizzera. Per questo, oltre alla nostra ampia gamma di giochi da tavola, carte ed eSport, inseriamo continuamente nuovi giochi svizzeri nel repertorio. Il ManaBar è un luogo in cui le persone possono staccare la spina e trascorrere semplicemente dei momenti piacevoli. In modo tale che il giorno dopo possano svegliarsi soddisfatti e con tanti bei ricordi della serata trascorsa. Naturalmente ciò presuppone anche che i nostri ospiti ricevano solo drink di elevata qualità. Da noi è inutile cercare bevande da quattro soldi.

Fernando: Abbiamo scelto volutamente un arredamento discreto. Più ti immergi nel bar, più ti addentri anche nel mondo della cultura del gioco. Vogliamo che la cultura del gioco, che ancora deve far fronte a molti pregiudizi, venga ampiamente accettata.

«Il nostro slogan dice tutto: noi riuniamo diverse culture del gioco.»

L’attività indipendente come effetto secondario

Che cosa vi piace di più dell’attività indipendente?

Tom: In realtà l’attività indipendente non era affatto l’obiettivo che ci ha dato la spinta iniziale. Quanto piuttosto il fatto di creare qualcosa che in Svizzera ancora non ci fosse. Vedere l’entusiasmo della gente che entra ed esce dal ManaBar è quello che ci fa più piacere in assoluto.

Fernando: Esatto! Abbiamo visto che è qualcosa che le persone vogliono, ma che finora nessuno ha mai offerto. E allora dobbiamo farlo! L’attività indipendente è stata quindi piuttosto un effetto secondario.

Tom: Ricordo ancora benissimo tutte le persone che all’inizio ci hanno sconsigliato di farlo. Ma possiamo essere veramente orgogliosi del fatto di essere stati abbastanza coraggiosi e di aver tenuto fede alla nostra visione. Nel frattempo abbiamo messo su un team che ci supporta e che crede nel ManaBar proprio come noi.

Finora quali sono state le sfide più grandi che avete dovuto affrontare?

Fernando: Una delle sfide più grandi all’inizio è stato il fatto di trovare organizzazioni che capissero la nostra visione, che ne riconoscessero il potenziale e che fossero disposte a supportarci anche sul piano finanziario. Durante una rappresentazione per sale giochi alla stazione Dreispitz ho scoperto la Christoph Merian Stiftung (CMS), una fondazione che abbiamo contattato e a cui abbiamo potuto proporre la nostra idea. La CMS ha creduto in noi, seguendoci nel primo anno e sostenendoci nel secondo anno con CHF 15’000. Inoltre abbiamo lanciato un crowdfunding con cui abbiamo raccolto una somma simile. Dopo le cose si sono sviluppate piuttosto rapidamente e altri partner, come Feldschlösschen, sono saliti a bordo. Nella ristrutturazione anche Baloise, in veste di locatore, ci ha aiutati moltissimo.

«Baloise ha dimostrato grande umanità.»

Grande attesa per l’estate

Com’è andata con la pandemia da coronavirus?

Tom: Il coronavirus è arrivato in un momento maledetto. Prima della pandemia avevamo sempre il pienone. Purtroppo anche il supporto da parte della Confederazione e del cantone si è rivelato piuttosto difficile, anche se abbiamo sempre rispettato tutte le disposizioni. Baloise, in veste di locatore, ha dimostrato grande umanità, riducendo l’affitto.

Fernando: Sapevamo di avere piuttosto un modello di business da autunno-inverno. Ma adesso che abbiamo più o meno superato il coronavirus, non temiamo più l’estate.

Tom: Esatto! Anch’io non vedo l’ora che arrivi la prossima estate!

Che cosa avete in programma per l’estate?

Tom: Avremo un giardino di circa 1’000 m2 con un bar all’esterno e porteremo quindi all’aperto la cultura del gioco con classici come ad esempio una grande scacchiera. Baloise ha già approvato il progetto e anche il vicinato ha dato il consenso. Nei dintorni nessuno ha così tanto spazio!

«Baloise ci ha offerto semplicemente il pacchetto completo di cui avevamo bisogno.»

Anche l’assicurazione deve calzare a pennello

Quanto siete soddisfatti di Baloise in veste di assicurazione per la vostra azienda?

Fernando: Abbiamo confrontato tutto quello che c’era sul mercato. Nel caso di Baloise abbiamo visto l’impegno nel settore del gaming e, quindi, abbiamo pensato che avrebbe capito il nostro business. È stato un aspetto che ci è piaciuto.

Tom: Dal punto di vista del prezzo Baloise era alla pari con altri fornitori. Ma alla fine l’abbiamo scelta, perché il pacchetto completo offerto era quello di cui avevamo bisogno.

Consigli all’io fondatore

Quale consiglio dareste al vostro io fondatore di allora?

Tom: L’attività indipendente è come una strada di valico: se all’inizio si sapesse già quanto è ripida e stretta, neanche ci si metterebbe in viaggio. Per questo, fallo e basta! Non sarà facile, ma sarai felice di averlo fatto. Ah, per quanto riguarda la contabilità, fin dall’inizio sceglierei una soluzione che funzioni piuttosto che la più economica.

Fernando (ride): Io investirei in bitcoin! 😉

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