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Blog Per le donne occuparsi per tempo della previdenza paga

Intervista alla nostra esperta sul tema gender pension gap

25 novembre 2021
In Svizzera il binomio vecchiaia/povertà riguarda moltissime donne. La causa è il cosiddetto “gender pension gap”. Di cosa si tratta e cosa possono fare le donne? Lo abbiamo chiesto alla nostra esperta. 

«Le donne dovrebbero vedere la previdenza come un’opportunità che favorisce l’indipendenza e la parità.»

Previdenza per donne

Anche se si stanno consolidando sempre più nuovi modelli di famiglia e di ruoli, se le donne lavorano sempre più ore e fanno figli sempre più tardi, restano comunque finanziariamente svantaggiate dopo il pensionamento. In Svizzera ricevono un terzo di rendita in meno rispetto agli uomini. Questo divario si sta tendenzialmente riducendo, ma solo molto lentamente. La diseguaglianza persisterà ancora a lungo. A maggior ragione, è importante che le donne affrontino per tempo il tema della previdenza. Come farlo e a cosa bisogna prestare attenzione ce lo rivela l’esperta in previdenza della Basilese Stefanie Wagner

Gender Pension Gap
Cos’è il gender pension gap?

Il divario pensionistico di genere descrive il fatto che nella terza età le donne dispongono di molto meno denaro. In Svizzera il gender pension gap è pari al 37%.

Quali sono le cause di questa grande differenza?

La lacuna pensionistica delle donne in Svizzera è riconducibile a diversi fattori sociali e politici. Da un lato, le donne guadagnano meno degli uomini: per svolgere lo stesso lavoro percepiscono il 20 % di salario in meno. Ciò si ripercuote sulla rendita. Molte donne, inoltre, lavorano più spesso a tempo parziale. Ciò si traduce in salari più bassi e quindi in rendite minori. Anche il fatto che la maggior parte dei lavori domestici e di cura viene svolta, senza alcuna retribuzione, dalle donne, non è vantaggioso ai fini della previdenza. Solo il lavoro retribuito confluisce nella rendita.

Quali sono i rischi del gender pension gap?

una delle conseguenze negative del gender pension gap. Chi non ha un salario non può nemmeno versare denaro nella cassa pensioni o avere accesso al pilastro 3a. In conclusione, le donne in questa situazione non possono far fronte personalmente al proprio sostentamento. 

I motivi
Il tema della previdenza è quindi due volte più importante per le donne. Ma perché così tante hanno difficoltà ad affrontarlo?

Quello della previdenza in generale non è un tema particolarmente amato. A nessuno piace parlare di divorzi, decessi o invalidità. Preferiamo chiudere gli occhi e accantonare il tema. A questo si aggiunge una certa lacuna nelle conoscenze da parte delle donne. Spesso non conoscono le conseguenze finanziarie negative di un matrimonio, della nascita del primo figlio o dell’acquisto di una casa di proprietà in termini di rendita. 

Il mettere su famiglia come rischio finanziario per la donna: potrebbe spiegarcelo più in dettaglio?

Diventare madre ha un effetto diretto sulla previdenza di una donna. Solo pochissime donne in Svizzera tornano a lavorare al 100 % direttamente dopo il congedo di maternità. Il lavoro a tempo parziale si traduce in salari più bassi e rendite minori. Una pausa prolungata complica il reinserimento nella vita professionale. Durante questo periodo non vi sono poi aumenti di salario. Sul piano finanziario, le donne restano sempre indietro. Da un punto di vista strettamente finanziario, l’ideale è non avere figli e lavorare sempre al 100 %. Questo però non corrisponde alla realtà ed è difficilmente conciliabile.

Modello di lavoro part-time
Il modello di lavoro più popolare tra le madri svizzere è il part-time. Una cattiva scelta?

Da un punto di vista strettamente finanziario, è una cattiva scelta. Con ogni anno di lavoro a tempo parziale, il divario pensionistico aumenta. Ad esempio, una donna che diventa madre a 30 anni e che poi lavora per 30 anni al 30 %, avrà una lacuna enorme. Sul piano puramente finanziario lavorare part-time o non svolgere alcuna attività lucrativa sono gli scenari peggiori. Siccome il nostro sistema non è concepito per il lavoro part-time e il lavoro domestico e di cura non viene considerato, le famiglie sono messe a dura prova. Se una donna non lavora o lavora part-time, dovrebbe comunque investire nella propria previdenza. Questo però è possibile solo con l’aiuto finanziario dell’uomo. Purtroppo questo non è quasi mai il caso, non per malafede, ma spesso per ignoranza: molti uomini non sono consapevoli di questa responsabilità. Eppure si tratta di un vantaggio anche per loro: in caso di divorzio la situazione finanziaria dell’uomo sarà migliore se anche la donna ha una previdenza.

Stefanie Wagner, esperta in previdenza della Basilese
Cambio di mentalità e coraggio
Come deve cambiare la mentalità per coinvolgere maggiormente le donne a occuparsi del tema?

La questione riguarda tutti. Ogni anno la povertà in età anziana e la rendita sono la preoccupazione numero 1 in Svizzera. E nonostante ciò, non affrontiamo volentieri la questione. Il tema si percepisce come lontano, vecchi stereotipi di genere sono fortemente radicati, le finanze sono per gli uomini. Inoltre non siamo abbastanza abituati ad affrontare la questione. A scuola impariamo a cucinare, ma non a dichiarare le imposte o a occuparci della previdenza. Qui ci vuole un cambio di mentalità. Il mercato del lavoro sta lentamente cambiando, le relazioni sono più alla pari di prima, ma per tutto ci vuole il suo tempo.

Fa appello alla responsabilità individuale della donna?

Anche. Ma più che altro vorrei incoraggiare le donne a occuparsi della propria previdenza e di vederla con un’opportunità per essere autonome e puntare alla parità di genere.» Molte donne sono insicure o hanno la sensazione di saperne troppo poco sulla tematica. Così preferiscono non trattarla proprio, lasciandola in mano al marito o rimandandola continuamente. Come abbiamo visto, è proprio qui che sta il pericolo. Chi invece fa il primo passo e si avvicina al tema della previdenza, ha tutto da guadagnare. È importante capire che nessuno si deve vergognare perché non sa qualcosa. Ci sono consulenti disposti ad assistere e accompagnare le donne in questo processo. 

Come possono le donne organizzare la propria previdenza?

Le donne dovrebbero iniziare ad occuparsene il prima possibile. Meglio se già a 18 anni. Così non solo evitano lacune, ma si abituano anche a mettere regolarmente da parte una somma per la previdenza. La rinuncia diventa una cosa automatica e crea decisamente meno disagio. Anche nella previdenza è possibile prendere buone decisioni solo se si hanno le basi necessarie. Questo primo passo, spesso difficile, la donna deve farlo da sola, dopodiché viene aiutata. È anche importante ricordare che non esiste una previdenza sbagliata, che si tratti di banca o assicurazione, pilastro 3a o pilastro 3b. Non esiste la soluzione per eccellenza: dipende sempre dalla situazione. E siccome la vita cambia di continuo è anche necessario controllare e adeguare di volta in volta la propria previdenza. Una cosa è certa: è meglio iniziare a pensare alla previdenza oggi che domani. Ogni piccolo passo conta nella lotta per abbattere il divario pensionistico.

Occupatevi fin d’ora della vostra previdenza: noi vi aiuteremo. Con una consulenza personale e senza impegno.

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